Jennu Brigannu – Storie di briganti calabresi

Jennu brigannu - storie di briganti calabresi

Jennu Brigannu. Storie di briganti calabresi di Vincenza Costantino (Locandina)*

con Manolo Muoio e Ernesto Orrico, musiche eseguite dal vivo da Paolo Napoli.

Sabato 28 Dicembre 2019 al Laboratorio Radici.

  • ORE 20:30 / Cena sociale (prenotazione tramite msg whatsapp al 349.4612197).
  • ORE 21:30 / Spettacolo teatrale.

Due uomini, due sedie. Sullo sfondo potrebbe esserci una porta, la porta di una bottega in cui si vende vino (in una qualsiasi strada di paese). I due stanno davanti a questa porta immaginaria, e parlano di un tema a caduta libera: il brigantaggio. Ne parlano dispiegando le loro conoscenze e con i modi di cui sono capaci, ne parlano mischiando la Grande Storia dell’Unità d’Italia con le storie riportate da testimonianze inedite o inventate, intrecciando cronache agiografiche, calunnie, leggende, materiali fotografici e documentari e un po’ di spensierato “sentito dire”. Il testo è una polifonia che tiene in conto sia le voci contro e sia quelle a favore del brigantaggio, con l’obiettivo di svelare i limiti presenti in una lettura manichea del fenomeno. I briganti non erano solo farabutti ma neanche solo eroi da leggenda, erano innanzitutto uomini che avevano scelto, o erano stati costretti a scegliere, di stare fuori della legge e dalla cosiddetta comunità civile, pagandone poi il prezzo più alto. Accanto a storie note e divenute parte della cultura popolare, ci sono storie di tanti senza nome, che si sono fatti briganti per seguire un sogno, un ideale, per una vendetta, un motivo d’onore, o solo per sfuggire la fame. Il racconto dispiega così una storia frammentata e contraddittoria, che si sviluppa parallelamente a quella ufficiale e alle vicende della Calabria contemporanea. Il dialogo fra passato e presente è continuo, la cronologia netta degli eventi cede il passo alla poesia, i documenti storici sconfinano nei deliri e nei sogni di chi il brigantaggio l’ha vissuto per interposta persona, senza agire, senza scegliere, ma continuando a raccontarlo, in qualche maniera, a cantarlo. Lo stile della recitazione è semplice, privo di artifici, tutto si basa sulla parola, sulla capacità degli attori di dare corpo e voce a piccoli frammenti narrativi, in un continuo affastellarsi di stili, forme e dialetti, con una voglia di raccontarsi addosso e di togliersi il fiato a ricordare nomi, personaggi, luoghi, storie…

Ernesto Orrico
È uno dei protagonisti di Va pensiero ideato e diretto da Marco Martinelli e Ermanna Montanari per il Teatro delle Albe. Attore negli spettacoli di Scena Verticale Le tre male bestie e U tingiutu. Un Aiace di Calabria. Ha lavorato con Centro RAT, Carro di Tespi, Spazio Teatro, Zahir, Compagnia Ragli, Teatro della Ginestra, Teatro Rossosimona. Ha scritto A Calabria è morta (Round Robin, 2008), Appunti per spettacoli che non si faranno (Coessenza, 2012), The Cult of Fluxus (Edizioni Erranti, 2014) e Talknoise. Poesie imperfette e lacerti di canzone (Edizioni Underground?, 2018).

Manolo Muoio
Dal 1992 esplora le arti performative con numerosi maestri come Judith Malina, Tetsuro Fukuhara, Nikolaj Karpov, Abani Biswas, Eimuntas Nekrosius, Augusto Omolù, Julia Varley, Marylin Fried, Giorgio Rossi, Michele Di Stefano, Maya Lipsker, Vidal Bini. È stato interprete di spettacoli come Sida e l’uomo dal fiore (Premio ETI-Vetrine ’96), Piedi Gonfi, È il momento dell’amore (Premio Scenario 2001), di Lindo Nudo; L’Esausto o il profondo azzurro (2008), di Julia Varley; Cerimonia (2011), di Lorenzo Gleijeses; Peer ‘u Stortu di Francesco Suriano (2013).È stato aiuto regia dell’attrice e regista inglese Julia Varley (2005/2006) e del regista e drammaturgo argentino Rafael Spregelburd (2013). Dal 2009 al 2011 ha partecipato alla direzione artistica e organizzativa di Revolution MAD, rassegna di danza e teatro contemporaneo presso il Teatro Quirino di Roma. Del 2016 i due lavori (di cui è autore, regista e unico interprete), Malerba. Appunti per una coltura psichedelica e Rock Oedipus. Attualmente è impegnato come performer nella tournée di Anelante,dei Leoni d’Oro alla carriera 2018, Antonio Rezza e Flavia Mastrella, e come aiuto regia di Eugenio Barba e Julia Varley (Odin Teatret), nel progetto 58° Parallelo Nord.

Paolo Napoli
Musicista calabrese di Alessandria del Carretto, esperto di etnomusicologia, nel 2017 ha pubblicato il saggio “I ritmi della lentezza” all’interno del volume “La musica folk. Storie, protagonisti e documenti del revival in Italia” – a cura di Goffredo Plastino. È uno dei membri dei Totarella con in quali ha inciso 5 album, il più recente è “In utro” del 2014. Ha all’attivo numerose collaborazioni con gruppi musicali e teatrali. Dal 2011 conduce seminari sulla cultura musicale dell’appennino calabro-lucano e stage di musica presso il “Tafanari – La paix demenage” a Colombières sur Orb in Francia. Suona diversi strumenti tra cui organetto diatonico, zampogna a chiave, chitarra battente, vrogna, tamburo a cornice, lira calabrese, surdulina, grancasce, tenawa, friscalettu, zampognelle, flauti popolari.


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