Per i quindici anni di associazione Magnolia, iniziativa insieme a Non si jetta nenti per donare i materiali dell’immobile che va ristrutturato dal Comune.
Se la sede non è disponibile, ci si incontra all’aperto. Il 30 settembre l’associazione culturale Magnolia compirà quindici anni e ha anticipato la sua festa di un giorno per celebrare l’evento in collaborazione con il progetto “Non si jetta nenti”, organizzando un’iniziativa di give away, dove ai partecipanti saranno regalati indumenti e oggetti vari. Si svolgerà giovedì 29 settembre dalle ore 18 alle 22 nella contrada Gagliardi di Arangea in via Cafari, presso il cortile del Laboratorio Radici. I materiali donati arrivano da qui, ovvero dal bene confiscato alla ‘ndrangheta assegnato a Magnolia e al gruppo di acquisto solidale GAStretto, del quale si aspetta da tre anni il rinnovo.
Nel frattempo le associazioni hanno proseguito l’attività nonostante lo stato fatiscente della struttura – problema segnalato più volte al Comune, in particolare le gravi infiltrazioni che ormai hanno reso poco sicuro stare all’interno dell’immobile. Ma il gruppo ha deciso di continuare ugualmente la loro opera di riutilizzo sociale, anche perché in questi anni il laboratorio ha attratto una rete di associazioni, volontari, operatori culturali e soprattutto cittadini che hanno partecipato non solo come utenti, ma mettendo a disposizione creatività, passione e abilità.
Il give away del 29 settembre – che Magnolia, presieduta da Rossana Melito, e l’associazione Fare Eco (ideatrice del gruppo social “Non si jetta nenti”) preferiscono spiegare con un hashtag nostrano e immediato, ovvero #currivaprimavaesapigghia – è un modo per dare una forma visiva, con la semplicità e concretezza di oggetti che evocano memorie, a ciò è stato in tutti questi anni il laboratorio Radici, attualmente immerso nel limbo di una situazione indefinita.
La concessione del bene confiscato (di durata novennale) è infatti scaduta nel 2020, ma gli assegnatari non hanno ricevuto nessuna comunicazione, neanche di disdetta. “Quel bene non è nostro, ma del Comune – precisa Elvira Calluso, socia di Magnolia – noi lo abbiamo sempre trattato con la massima attenzione come un patrimonio della cittadinanza e vorremmo invitare l’ente a venire a vedere lo stato dei locali, far capire che non deve essere abbandonato all’incuria e dovrebbero prendersene cura perché è di appartenenza pubblica”.
Bene confiscato con gravi dissesti, ma l’ente non se ne occupa.
Invece, dalla parte dell’amministrazione, questa storia è purtroppo andata diversamente, e inizia quando l’ex officina (parte inferiore di un immobile a due piani) confiscata negli anni Ottanta riesce a superare la lunga fase burocratica e autorizzativa che consente di assegnarla alle due associazioni reggine.
Era il 2011 e la struttura non fu consegnata in buono stato, necessitando di manutenzione per essere fruita. Interventi ordinari ma comunque onerosi per le associazioni. “Abbiamo fatto tutto con le nostre sole risorse – ricorda Elvira Calluso – inserendo gli arredi, ridipingendo e rifacendo l’impianto elettrico, ci siamo finanziati con l’autotassazione e nella pratica ci hanno aiutato in tanti, a titolo gratuito”. Sono serviti circa 6000 euro per un primo recupero della struttura.
Il Laboratorio Radici apre finalmente i battenti con le sue attività nel 2014, iniziando un’avventura attorno alla quale gravitano molte associazioni cittadine, creando una rete solidale il cui culmine è stato, a settembre del 2019, la straordinaria mobilitazione di ContaminAzioni, promosso da Magnolia e GAStretto e realizzato senza fondi pubblici.
Grazie al crowdfunding e con l’adesione di talenti e forze della collettività, il festival ha animato piazze e spazi pubblici di Reggio in un percorso di eventi artistici e sociali partendo dalla periferia sud fino al centro.
Ma torniamo al bene confiscato, che dopo nove anni di assegnazione e altri due sospesi in una vacatio obbligata, per la città oggi rappresenta la casa delle due associazioni e punto di riferimento per i gruppi che operano in sinergia con loro.
In tutto questo tempo nel laboratorio si sono ospitate varie iniziative di arte, teatro e inclusione, rendendo accogliente e vitale un ambiente con tante criticità (come si vede negli splendidi scatti che ci ha concesso la fotografa Mikhaela Cannizzaro, cara amica di Magnolia e del Laboratorio Radici) e pagando spese e consumi.
Fino a quando, nel 2017, si è verificata un’infiltrazione che richiedeva un intervento straordinario. Le associazioni hanno subito segnalato la situazione al Comune chiedendo che fosse valutata l’agibilità del locale. Nonostante si sia instaurato un buon dialogo con l’assessorato e i dirigenti di settore (che però sono spesso cambiati rendendo difficile l’interlocuzione), l’impasse non si è sbloccata.
Il rinnovo è nel limbo da due anni e ora le attività continuano all’esterno.
I danni si sono acuiti durante le chiusure della pandemia, ma l’esito di due sopralluoghi tecnici effettuati non è mai arrivato né si sono visti i soggetti responsabili del monitoraggio a cui, secondo la legge 109/96, devono essere sottoposti gli assegnatari di beni confiscati. Un totale silenzio ha seguito anche la richiesta di rinnovo della concessione – presentata con tutte le carte in regola e persino un’istanza inviata via pec nel 2019 un anno prima della scadenza – che non ha mai ricevuto risposta.
Così come le successive pec di Magnolia, in tutto dieci: al mancato riscontro è stata data una motivazione ufficiosa, un vizio procedurale legato alla firma mancante su un contratto della cui esistenza gli assegnatari non erano a conoscenza. Una surreale vicenda parallela è inoltre la bolletta monstre della Tari richiesta alle associazioni anche per i mesi in cui non risultano più titolari dell’assegnazione.
“Quello che abbiamo fatto in questi anni – conclude Elvira Calluso – rispetta la destinazione dei beni confiscati e il loro riutilizzo sociale, come prevede la legge. Chiediamo di continuare questa esperienza e di non disperdere quello che è stato creato per la comunità”.
Si ringrazia la giornalista Isabella Marchiolo per l’articolo pubblicato su “Reggio Today”